Aprile 2020
È possibile che un bambino con due genitori dello stesso sesso venga preso in giro?
L’omofobia è un fenomeno diffuso, serio e delicato, da dover fronteggiare e risolvere o quanto prima.
Il panorama odierno delineato dal dilagare della stessa è, infatti, tutt’altro che incoraggiante.
La visualizzazione mostra alcuni tra i dati raccolti dall’European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) in merito alla percezione delle discriminazioni subite dalle persone omosessuali nei paesi membri dell’Unione Europea. È una tematica che incrocia quella dell’omogentorialità, in quanto spesso si identifica come una delle cause per cui questa non debba essere riconosciuta.
In Italia, la totalità delle risposte visualizzate risultano essere peggiori rispetto alla media europea. Ciò che spaventa di più nel nostro Paese è come vengono percepite le istituzioni: infatti il 91% degli intervistati dichiara che un linguaggio offensivo da parte politici nei confronti degli individui LGBT sia «abbastanza» o «molto diffuso», e l’89% che siano «abbastanza» o «molto rare» le misure positive messe in atto per promuovere il rispetto dei diritti degli individui discriminati.
Chi si dichiara contrario all’omogenitorialità in quanto ritiene che i figli di coppie omosessuali potrebbero essere discriminati, sia verbalmente che fisicamente, porta alla luce un problema reale e che necessita di essere affrontato.
Giornali alla mano, l'Arcigay ha letto pagina per pagina quotidiani locali e nazionali, spulciato cronache, segnato uno per uno gli episodi. E il bilancio è drammatico: un abuso, una violenza ogni due giorni: sono 187 i casi da maggio 2018, 72 in più rispetto al passato, una crescita di segnalazioni che supera il 33%. E solo per quanto riguarda le testimonianze che arrivano sui giornali. (Repubblica 2019) ·
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Il grafico che segue mostra la distribuzione nel tempo degli articoli di giornale sopracitati, inerenti alle violenze nei confronti di individui LGBT+, consultabili qui.
Il segretario generale di Arcigay dichiara come si sia:
Vistosamente rafforzata l'omotransfobia istituzionale, paradossale in un Paese che solo tre anni fa si è dotato di una legge per il riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso: nonostante questo, enti o istituzioni — sulla base di convinzioni personali o di propaganda politica — negano riconoscimenti e forzano i processi di riconoscimento in senso involutivo, in contrasto perfino coi pronunciamenti della magistratura. Il caso più evidente è quello dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali, bersagli di una vera e propria campagna d'odio che vuole macinare consenso sulla pelle dei bambini. (Piazzoni 2019) ·
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Tuttavia, dovremmo forse riflettere sul fatto che il punto su cui bisogna lavorare è l’esistenza stessa di tali discriminazioni, che rimangono per lo più impunite, piuttosto che sulla negazione in via preventiva dell’omogenitorialità.
Il commento che segue, postato da un utente all’articolo de Il Fatto Quotidiano dal titolo
Famiglie omogenitoriali: cosa dicono davvero gli studi mondiali, ben risponde alle perplessità in merito, portandoci a riflettere su eventuali modalità di risoluzione del problema.
Ma se una discriminazione pone un disagio a qualcuno, non vorrà mica che la soluzione sia togliere la possibilità d'esistenza al discriminato, invece che insegnare a coloro che discriminano a non farlo più. Quando è stato concesso ai neri di salire sugli stessi autobus dei bianchi, secondo lei i bambini neri non venivano presi in giro dai bianchi, e additati, e scherniti, e picchiati? La risposta è sì. Ma mica abbiamo detto "ecco, un buon motivo per tornare a ghettizzare i negri!", abbiamo cercato di insegnare ai bimbi bianchi che quelli neri non sono da discriminare. O no? ·
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